QUELLA VOLTA DEL FERRO N.5
Piedi ben piantati a terra, paralleli e prossimi alla pallina. Bastone tenuto con due mani, i pollici sfasati, asimmetrici. Spalle rilassate. Ginocchia leggermente flesse, schiena dritta. Le chiappe? Fuori, a balconcino. Fin qui tutto ok, il problema viene adesso: spostare le braccia e il bastone verso destra, in alto, e poi tac! una bella frustata e una mazzata alla pallina. Fffffssssttt…è il suono del colpo a vuoto: tu guardi la pallina che è ancora lì nella stessa posizione in cui l’avevi lasciata un secondo prima della svirgolata. La pallina tutta butterata sembra che ti osservi, ti sorride, ha lo sguardo di chi ti prende x il culo. Stronza. Ti giri attorno per vedere in quanti stanno ridendo, ma son tutti concentrati a tirare la pallina, la propria pallina. Ogni tanto dietro di me sento un bel toc! un suono pieno di quando riesce il colpo e la pallina vola a 80, 100 o 200 metri. Non è il mio caso, non ancora.
E allora rincominciamo: piedi ben piantati a terra, bastone con i pollici messi lì così, ginocchia con il culo a sbalzo, inizio il pendolo e via ….tuuum! pallina presa, che vola a 3 metri, forse quattro, e con lei anche una zolla di terra che invece arriva a sette metri. Ti guardi attorno per vedere in quanti stanno ridendo, ma sono ancora tutti concentrati a tirare la pallina, un’altra non quella di prima, di pallina intendo. Bene, evitata l’umiliazione pubblica, avverto quella strana sensazione per cui il golf sta incidendo sulla mia autostima. Prendo una pallina, e vado per il terzo tentativo.
Piedi, ginocchia, spalle, pollici, guance, palpebre, vene e arterie tutto a posto. Tiro su, e via…tocc! un bel colpo pieno, il ferro 5 ha preso da sotto la pallina, e adesso vola e vola, libero nel cielo della Sicilia, sorvola il cartello dei 50 metri, supera quello dei 100 metri e atterra un po’ prima dei 150 metri. Le mie braccia insieme al bastone sono dietro la spalla sinistra, il piede destro è sollevato. Sembro uno di quelli veri che ogni tanto vedo su Sky in quelle telecronache così colme di adrenalina in scene mozzafiato. Figata. Gonfio il torace e apro la ruota del pavone. Mi guardò in giro per vedere quanti hanno assistito a questo colpo magistrale, ma constato la totale indifferenza di fronte al mio gesto sportivo. Peccato, e così cerco la mia pallina in mezzo a centinaia di punti bianchi nel verde del prato: la vorrei salutare, ringraziare, persino abbracciare, ma non si è mai visto nessuno in un campo pratica di golf abbracciare una pallina. Peccato non ritrovarla più, mi ha dato gioia anche se l’ho presa a bastonate. Ok, ho capito che il golf è prendersi e lasciarsi, colpire e restare colpiti. Ma sempre con il sedere fuori.
Bene, rincominciamo, alternando colpi imbarazzatamente sparati alle nuvole mediterranee a tentativi di dissodare il terreno del campo pratica con un ferro 5 che ben presto avrà bisogno se non di una manutenzione almeno di una bella pulita. Di tutto ciò c’è anche ampia documentazione videografica, utile solo a strappare sorrisi ironici. Per il momento cerco di smaltire un incomprensibile dolore al palmo delle mani.
E dopo un po’ infilo i bastoni nella sacca, e mi decido ad andare a fare un po’ di sport, che per gli Open d’Italia c’è tempo.
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