BMW HERO SUDTIROL DOLOMITES 2018: DIFFICILE RESTARE IMMOBILI
La HERO è la HERO. Non ce n’è. E’ una cosa unica, una ricetta di ingredienti speciali: Dolomiti, progettualità, visione, fantasia, sfida. Ecco perché una gara di mountain bike si è trasformata in un evento. Anzi no, è molto di più: è l’evento di mountain bike.
Questo articolo è stato pubblicato su corriere.it
E ti chiedi come sia stato possibile che, fino a tre giorni fa, in queste vallate dolomitiche, ci fosse il diluvio universale tra pioggia incessante e temperature autunnali, e poi d’incanto arriva sabato e per la HERO il cielo è sgombro di nubi, in una striscia accecante di azzurro. Sembra quasi che nel pool dei big sponsor di questa edizione ci sia anche “lui”, il supremo, colui che ha voluto regalare a questi 4.018 “scappati di casa” una BMW Hero Sudtirol Dolomites da ricordare. Più che scappati di casa sembrano professionisti delle emozioni, padroni di mountain bike dal valore minimo di quattromila Euro (ma ci sono modelli di serie anche più del doppio) che hanno dedicato decine e decine di ore di allenamento per superare i quattro passi intorno al gruppo del Sella, e alcuni di loro si spingono fino lambire l’Alpe di Siusi in un itinerario che, a ragione, viene definito The world‘s toughest mountain bike marathon. Si fa presto a dire la più dura gara di mountain bike al mondo, bisogna solo provarla. Oppure mettersi a bordo pista della prima salita, il Danterciepes del Passo Gardena, per capire la disperazione della fatica, quella che corruga volti e sguardi.
E pensare che siamo solo alla prima ascesa, ne mancano ancora tre, il Campolongo, il Pordoi e poi il Sella, che non sono proprio delle passeggiate di salute. Per fare la HERO, mister Vanzi, colui che la HERO l’ha concepita e sviluppata, ha persino pensato di pubblicare un libro sulla preparazione: un volume che porta l’aspirante eroe ad allenarsi giorno per giorno seguendo una tabella redatta specificatamente per questa gara: “Uno strumento che consente anche a chi non ha mai superato il proprio limite di sognare il traguardo e soprattutto di lavorare per raggiungerlo – commenta Vanzi – e infatti il titolo del libro è lapidario: From Zero to Hero. Chiaro no?”. Chiarissimo. Perché sotto la cenere dei nostri fuochi, chi più, chi meno, ardono sempre tizzoni pronti a ridare fiamme al falò dei sogni, e in fondo allenarsi per sei mesi e puntare tutto sulla gara di un giorno, può valerne la pena.
Come diceva quello, non conta la meta bensì il viaggio. Anche se la destinazione ha il suo peso specifico, perché quando di sparla di Dolomiti tutto assume un sapore speciale: a ogni curva, dietro ogni tornante, quando il sentiero si impenna e lo sguardo trafigge il cielo, la stessa montagna appare diversa, come se fosse in continuo movimento, modificandosi tra forme e colori, tra diedri e colonne di roccia. Ed è in questo scenario che si sviluppa la BMW Hero Sudtirol Dolomites: nove edizioni, sempre uguali a se stesse, a testimonianza di come una gara che nasce bene, si deve solo affinarla, non migliorarla. Ed è questa “buona la prima” che ha attirato sin dalle prime edizioni una umanità varia ma rappresentativa del popolo dei weekend warriors. Di qui sono transitati imprenditori come Matteo Marzotto o atleti di altre discipline come il discesista Peter Fill.
Oggi, per esempio, in gara c’è Max Ciociola, un ragazzotto pugliese che si è inventato Musixmatch, una piattaforma musicale con 70 milioni di utenti in tutto il mondo, tanto da essere stato citato da Mark Zuckerberg come una delle startup più interessanti nel panorama digitale. E lui è qui, con un plotone di colleghi a (ri)gareggiare alla HERO in una sorta di team building: “Pedalare qui insegna a pedalare nella vita” diceva in conferenza stampa alla vigilia della gara. Ma chissà quante storie ci sono in gara, probabilmente una per ognuno dei 4.018 partenti, perché tutti qui hanno qualcosa da dire: non tutti hanno il megafono della stampa, ma ognuno ha qualcosa che ripete a se stesso come un mantra: non mollo mai, voglio essere un HERO.
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